Jozef Kowalski „Non vi preoccupate per me…”

Don Jozef Kowalski Fot. http://www.salesiansireland.ie

Jozef Kowalski nacque il 13 marzo 1911 a Siedliska vicino a Rzeszow. Settimo di nove figli nel 1927 entrò nel noviziato salesiano e divenne prete nel 1938. Il 23 maggio 1941, insieme ad altri salesiani che lavoravano nella parrocchia di Cracovia Debniki, fu arrestato dai nazisti tedeschi che ritenevano pericoloso per il Reich il loro impegno verso il prossimo. Furono tutti deportati nel Campo di Auschwitz.

Divenne il numero di matricola nel Campo 17350. Nonostante la crudele realta’ del Campo don Kowalski mantenne la sua umanita’ e impegno sostenendo e consolando gli altri prigionieri in difficolta’. Pur sapendo di rischiare severe punizioni e la vita, quando possibile celebro’ l’eucarestia e somministro’ sacramenti. Accompagno’ i moribondi dando loro l’assoluzione verso la strada per l’eternita.

Nella sua prima lettera inviata dal Campo scrisse „Non vi preoccupate per me, io sono nelle mani di Dio.”

Verso la fine del mese di maggio del 1942 nel Campo si era diffusa la notizia del trasferimento di alcuni sacerdoti nel Campo di concentramento di Dachau, dai prigionieri considerato „migliore” e con possibilita’ maggiori di sopravvivenza. Nel gruppo dei 60 sacerdoti inseriti nel trasporto fu indicato anche Don Kowalski.

Lui tuttavia non partira’ mai da Auschwitz.

Poco prima della partenza infatti una SS gli ordino’ di calpestare il suo rosario. Don Kowalski si rifiuto’ di farlo. Per questa ragione fu inviato alla compagnia penale dove venne torurato e umiliato.

Il 3 luglio 1942 durante uno scavo dei fossati di scolo delle acque un capo’ lo maltratto’ violentemente gettandolo in un profondo fossato paludoso. Tirato fuori e percosso con un bastone fu portato vicino ad una botte di legno dove gli fu ordinato di salire sopra e fare la sua Omelia. Don Kowalski salendo ed inginocchiandosi, non ubbidendo all’ordine imposto, recito’ il Padre Nostro, l’Ave Maria e la Salve o Regina. In questo contesto in particolare le parole del Padre Nostro colpirono profondamente tutti i prigioni presenti. Pur massacrato dai colpi dei carnefici mantenne la sua forza d’animo e la sua fede.

Tornato nel blocco con la sua Umanita’ inviolata, nella notte venne prelevato dal blocco dal capo’  Józef Miast. Prima di abbandonare la stanza, lascio’ il suo pezzo di pane ai compagni dicendo:”Pregate per me e i mei persecutori”.

Dopo queste parole fu picchiato violentemente e annegato all’interno di una botte piena di feci.

Il 13 giugno del 1999, Papa Giovanni Paolo II che aveva conosciuto personalmente don Jozef Kowalski lo nomina Beato Martire della Chiesa Cattolica.

Il suo gesto cosi’ come quello di altri sacerdoti, rabbini e gente comune furono motivo di forza e speranza per tutti i prigionieri. Mantenere la propria umanita’ nel Campo rappresentava un grande gesto di resistenza verso il progetto nazista.

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