Luogo in cui si trovava il Bunker 1 (Foto: MA 2020)
“Nel Bunker 1 di Birkenau sono uccisi con il gas Zyklon B quasi 2000 ebrei, uomini, donne e bambini, che sono stati internati dal ghetto di Sosnowitz” (Polonia).
Dal Kalendarium di Danuta Czech
Il bunker 1 conosciuto anche come “casetta rossa” venne messa in funzione come camera a gas provvisoria alla fine del mese di marzo 1942.
Una casa i cui proprietari polacchi erano stati espulsi, situata vicino al Campo di Birkenau in costruzione venne trasformata in centro di sterminio.
Diverse pareti interne furono demolite lasciando due sole stanze. Installarono porte a tenuta stagna, murarono le finestre costruendo delle piccole finestrelle alle pareti, attraverso le quali venne gettato il veleno Zyklon B.
Secondo la testimonianza del primo comandante del Campo Rudolf Höss i nazisti potevano uccidere con il gas contemporaneamente circa 800 persone.
Il Bunker 1 funziono’ fino alla primavera del 1943, quando entrarono in funzione le 4 grandi camere a gas con forni crematori.
Dal Kalendarium di Danuta Czech si legge che il 12 agosto 1944 i numeri dal A-24020 ad A-24040 vennero assegnati a 21 ebree italiane internate nel Campo con un trasporto dall’Italia.
Tra di loro si trovava Alba Valech Capozzi, nata il 9 maggio 1916 a Milano da una famiglia ebraica.
Alba Valech Capozzi http://www.centrostudifossoli.org/PDF/Pub/Alba%20Valech_Capozzi.pdf
Il 5 aprile 1944 venne arrestata e rinchiusa nel carcere di San Vittore a Milano.
Trasferita nel Campo di Fossoli di Carpi, il 2 agosto 1944 venne caricata sul convoglio nr. 14 con destinazione Auschwitz.
Registrata nel Campo con il numero di matricola A-24029, venne liberata il 1 maggio 1945 dall’esercito americano presso Dachau.
Rientrata in Patria, scrivera’ subito uno dei primi libri usciti in Italia di testimonianza sui lager ed in particolare Auschwitz.
“A 24029” questo il titolo del libro di Alba Valech Capozzi ed. Soc. An. Poligrafica, Siena 1946, che puo’ essere scaricato dal sito dell’ ANED(Associazione Nazionale Ex Deportati) nella sezione “Libri online”.
Alba Valech Capozzi muore a Genova l’otto febbraio 1999 lasciandoci questa sua importante testimonianza.
Un ringraziamento mio personale va all’ANED per il grande impegno di divulgazione della conoscenza della storia della deportazione in particolare verso le giovani generazioni.
Il 6 agosto 1944 giunse ad Auschwitz un trasporto con circa 300 ebrei italiani partito dal Campo di transito di Fossoli di Carpi Modena il 2 agosto.
23 donne e 80 uomini furono registrati nel Campo.
I restanti uomini, donne e bambini furono immediatamente all’arrivo inviati alle camere a gas ed uccisi con il gas.
In questo trasporto si trovava Bruna Teresa Uggeri, figlia di Pietro Uggeri e Livia Curiel.
Era nata a Milano il 21 maggio 1940.
L’otto novembre 1943 venne arrestata con la mamma e rinchiusa nel carcere di San Vittore a Milano.
Partita dall’Italia il 2 agosto 1944, insieme alla sua mamma vennero all’arrivo ad Auschwitz immediatamente inviate alle camere a gas ed uccise con il gas.
Durante i lavori di conservazione delle scarpe che fanno parte dell’esposizione permanente al Memoriale di Auschwitz, all’interno di una scarpa da bambino il personale del Museo ha scoperto un’iscrizione fatta a mano che mostra il nome e il cognome di un bambino e il numero assegnatogli quando i tedeschi lo deportarono ad Auschwitz per essere assassinato dal ghetto di Theresienstadt vicino a Praga il 4 ottobre 1944.
Scarpa di Amos Steinberg dove e’ stata ritrovata la scritta. Foto Museo Statale Auschwitz Birkenau www.auschwitz.org
L’iscrizione rivela che il nome del ragazzo era Amos Steinberg. Era nato il 26 giugno 1938 e viveva a Praga.
Poco dopo il suo quarto compleanno nel 1942, Amos fu imprigionato con i genitori Ludwig e Ida nel ghetto di Theresienstadt vicino a Praga.
Fu deportato ad Auschwitz insieme a sua madre nello stesso trasporto il 4 ottobre 1944.
Secondo il Memoriale di Auschwitz, è probabile che entrambi siano stati assassinati nella camera a gas all’arrivo immediatamente dopo la selezione.
Sempre in base alle fonti del Museo e documentazione si e’ scoperto che il padre venne deportato ad Auschwitz con un altro trasporto ed il 10 ottobre 1944 trasferito a Dachau. Fu liberato nel Sottocampo di Kaufering.
Scarpa di Amos Steinberg. Foto Museo Statale di Auschwitz Birkenau www.auschwitz.org
Durante gli stessi lavori di conservazione, in un’altra scarpa, sono stati ritrovati documenti in ungherese contenenti informazioni su persone che erano state deportate al Campo.
Hanna Kubik del dipartimento delle collezioni del Museo ha dichiarato: “Questa scoperta è molto preziosa e interessante, perché i documenti sono in buone condizioni.
“Mostrano le date (1941 e 1942), i nomi delle persone, le loro firme scritte a mano.”
Inoltre ha aggiunto: “Alcuni sono documenti ufficiali; c’è anche un frammento di carta con i nomi Ackermann, Bravermann e Beinhorn.
“Queste persone furono probabilmente deportate ad Auschwitz nella primavera o nell’estate del 1944 durante lo sterminio degli ebrei ungheresi”.
Documenti ritrovati. Foto Museo Statale di Auschwitz Birkenau www.auschwitz.org
Questi ritrovamenti sono la conferma che cio’ che vediamo nel blocco nr. 5 “La prova del crimine” non sono oggetti ma rappresentano storie e persone.
Ancora oggi dopo quasi 80 anni ci “raccontano” la loro storia.
Il nostro dovere guardarli ed ascoltarli.
Nota storica:
In totale, i tedeschi inviarono 24 trasporti di oltre 46.000 ebrei dal ghetto di Theresienstadt ad Auschwitz.
Il numero totale di ebrei ungheresi inviati ad Auschwitz nel 1944 era di circa 430.000.Immediatamente dopo l’arrivo, 325-330.000 persone furono uccise nelle camere a gas, o oltre il 75% degli ebrei deportati dall’Ungheria.
I magazzini Canada, conosciuti anche come Effektenlager o semplicemente Canada, erano i depositi nel Campo di concentramento di Auschwitz dove venivano conservati gli oggetti rubati ai deportati. Nulla per i nazisti tedeschi doveva essere sprecato, tutto veniva monetizzato o reciclato. Quindi, dopo essere stati divisi per tipo venivano ricaricati sui treni e spediti in Germania per essere distribuiti alla popolazione.