“Le donne entrarono per la gran porta […]”

Pushing chairs author Francis Reisz Paris 1945 Collections of the Auschwitz Birkenau State Museum

” […]Le donne entrarono per la gran porta e sostarono nell’atrio.

Le attendevano colà cinquanta carrozzine da bimbo. Il tedesco ordinò a ciascuna di prendere una carrozzina e di spingerla, in fila per cinque, per tre chilometri fino al magazzino dove veniva raccolto e smistato il bottino dei convogli.

La tensione nervosa si attenuò, ma su ogni volto si stampò una piega di dolore.

Lo strano corteo si mosse: le madri che avevano lasciato dei figli lontano poggiavano le mani sul manubrio cercando istintivamente la posizione più naturale, alzando dinanzi agli ostacoli prontamente le ruote anteriori. Vedevano giardini, viali, bimbi rosei addormentati nelle carrozzine sotto vaporose copertine rosa e celesti.

Le donne che avevano perduto i bambini al crematorio provavano lo struggimento fisico di aver un piccolo attaccato al seno e non vedevano che un lungo pennacchio di fumo che si perdeva nell’infinito.

Quelle che non erano state madri, spingendo maldestre le carrozzine, pensavano che mai lo sarebbero diventate e ringraziavano Dio.

E tutte le carrozzine vuote stridevano, sussultavano e si urtavano con l’aria stanca e desolata degli esuli perseguitati. […]”

Giuliana Tedeschi, tratto dal suo libro “C’è un punto della terra… Una donna nel lager di Birkenau” (ed. Giuntina – pag.76).

 

 

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